Non è poi una novità: al giorno d'oggi, tutto ha un costo. Per andare al cinema devo pagare il biglietto altrimenti resto fuori, se prendo un film pago il noleggio altrimenti non lo prendo, per mangiare al ristorante pago il conto altrimenti non mangio, e così via. Giusto? Bene.
E ora la questione. Se mando mio figlio a scuola, devo pagare la retta. Se voglio che mio figlio mangi in mensa, devo pagare la mensa. E' un Dare-Avere perfettamente in equilibrio. Oserei dire "matematico". E viceversa. Se non pago la mensa, mio figlio non mangia.
Perché ha fatto così tanto scalpore il caso di Montecchio Maggiore? Mi pare ovvio che a un servizio come la mensa possa accedere chi, giustamente, paga la retta.
Attenzione: non sto facendo discriminazione razziale. Italiani o meno, il principio resta il medesimo.
Non è un servizio così scontato. Come giustamente ha detto qualcuno, se la retta non viene pagata da tutti, i relativi costi ricadono inevitabilmente (magari l'anno dopo) su quelli che continuano a pagare, sottoforma di aumento.
Invito le famiglie che non possono pagare a rivedere il bilancio familiare o studiare una soluzione alternativa, poiché la retta che si paga non è un vezzo dell'asilo, ma una necessità economica.
Pensate che dietro quella retta che non pagate, c'è lo stipendio della cuoca e di lavora li dentro, oltre alle altre spese...
Questa non è discriminazione. Discriminante sarebbe stato il fatto che tutti avessero mangiato...
Meditate...
Enrico
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